
Niccolò Budoia
19 marzo 2025
WRC
Dopo la netta presa di posizione della neonata WoRDA, i piloti del WRC fanno esplodere la protesta: al Safari ci saranno pochissime dichiarazioni dei piloti, che taceranno o parleranno nella loro lingua madre. Tutto nasce dai 30 mila euro (20 mila sospesi) di multa comminati in Svezia ad Adrien Fourmaux.
Non solo la Formula 1. Anche il WRC ha preso di petto la FIA e le regole contro il turpiloquio decise dal suo presidente Mohammed Ben Sulayem. Regole contro le quali i piloti hanno prima provato a mediare, trovando il muro denunciato anche dai loro colleghi più mediaticamente esposti della Formula 1. Quindi hanno protestato, nel modo più clamoroso possibile: non mi lasci dire quello che mi pare e mi multi se dico qualcosa che a te pare sbagliato? E allora non parlo per nulla.
La protesta che si svilupperà al Safari in questi giorni è davvero clamorosa ed è stata spiegata in dettaglio dal campione del mondo in carica Thierry Neuville: dopo i silenzi di Elfyn Evans e di Kalle Rovanpera a fine shakedown, è stato il belga a parlare per tutti i colleghi: "In questo weekend tutti comunicheremo nella nostra lingua madre o non lo faremo per nulla. Questo fino a quando non ci sarà una normale comunicazione fra noi e la FIA. Spiace molto per i tifosi, ma abbiamo presto questa decisione tutti insieme", ha detto l'iridato.
Un mutismo che ha subito fatto saltare per aria i social, con la chat di YouTube con cui il WRC Promoter trasmetteva live lo shakedown che si è riempita unanimemente di commenti in favore dei piloti. Una battaglia questa nata in Svezia, dopo che i commissari sportivi a fine gara avevano multato Adrien Fourmaux per 10 mila euro (oltre ad altri 20 mila euro sospesi per un anno). Tranquilli, il francese non aveva ucciso nessuno. Commentando il suo 40° posto a fine gara, domenica, Fourmaux aveva detto "we fucked up yesterday", letteralmente "ieri ci siamo fottuti" ma in realtà molto meno forte in inglese di quello che appare tradotto in italiano. Ma quella parola vietatissima, "fuck", più proibita delle bottiglie d'acqua negli aerei, aveva fatto scattare la censura della federazione internazionale e la multa degli sportivi.
Contro la sanzione, salatissima e giudicata dai piloti sproporzionata, gli uomini abituati a cacciarsi nelle foreste a 200 all'ora avevano sottolineato come nessuno di loro fosse un bambino da prendere per mano, ma un adulto che aveva il diritto di eprimersi come meglio credeva considerando anche come molti di quei piloti non fossero madrelingua inglesi (ecco il link alla loro presa di posizione). Dopo aver constatato come non ci fosse stato alcun risultato dopo la nascita della WoRDA e quella prima presa di posizione, ecco la nuova protesta. Ma basterà? O dovremo continuare ancora per molto a non sentire dalla viva voce dei piloti le loro impressioni a fine prova, forse la rivoluzione più bella portata dal servizio del WRC All Live? E soprattutto, che senso ha punire il portafoglio dei piloti per parole ed espressioni reperibili ovunque in internet e non solo, e non percepite come tremendamente offensive da nessuno all'infuori di qualche palazzo parigino?

WRC, al Safari esplode la protesta dei piloti
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