
Niccolò Budoia
2 settembre 2025
EDITORIALI
Quel test della Lancia Ypsilon Rally2 ha mosso qualcosa anche nel più freddo analista. Ecco cosa ha smosso in me, che le Lancia non le ho mai viste al top.
Per molti, i video finalmente usciti su YouTube del primo test Lancia a non restare completamente segreto sono stati un tuffo nei ricordi. In altri la nostalgia ha prevalso sulla curiosità, portandoli a dire che i tempi di Fulvia, Stratos e Delta saranno irreplicabili. Per quanto mi riguarda, nulla di tutto questo.
È facile per voi, che magari avete intercettato almeno la coda degli splendidi anni della Lancia mondiale. Per voi che avete visto la Delta HF 4WD, l'HF Integrale, la 16V e l'Evoluzione correre ai quattro angoli del globo. Per voi che magari avete intercettato la S4 o la Stratos, e che vivevate come preistoria i tempi della B20. Per noi, nati dopo che Lancia si era trovata ridotta a un marchio automobilistico senza più poter essere l'apice irraggiungibile delle corse su strada, già parlare di Lancia nei rally è stato a lungo come parlare di preistoria.
Roba da studiare, da sapere, da apprezzare, ma che fatalmente non poteva più parlare al nostro presente. L'ultimo Mondiale è del 1992, ovvero 33 anni fa. L'euro era ancora un progetto, l'Argentina doveva ancora fallire, le Torri Gemelle erano l'ultimo vanto dell'Occidente. Per chi è nato dopo il drammatico ritiro dal WRC, come chi scrive, quei successi rivivono nella voce di chi li ha vissuti, con quelle immense gioie e quelle immani tragedie. Racconti che irrobustiscono la passione, che le danno corpo e voce, che accendono l'immaginazione e richiedono sforzi per fare sì che restino ben saldi nella memoria, ma che nessuno di noi potrà mai toccare con mano.
Se il lancio della Ypsilon Rally4 HF (mamma mia, quell'HF là alla fine, quant'era bello già solo quello...) era stato la ripresa di un discorso, questa Rally2 dimostra quello che in tanti sapevano ma che nessuno osava dire a voce alta, perchè se qualcosa fosse andato storto nessuno avrebbe avuto il coraggio di accettarlo: Lancia fa sul serio, Lancia sta tornando davvero. Quanto in alto punti ce lo spiegheranno di sicuro nei prossimi mesi l'ad Luca Napolitano e il direttore di Lancia Corse, Eugenio Franzetti. Ma intanto questa consapevolezza è la chiusura di un cerchio di rimpianti per noi più giovani.
E i rimpianti sono presto detti. Noi le Stratos, le Fulvia, le 037, le Delta le abbiamo viste correre solo nei rally storici. E quante volte, fra noi, ci si diceva di quale peccato fosse stato non godersele nelle mani e nei piedi di Biasion, Kankkunen, Munari, Alen, non fare parte di quegli anni di gioia, di entusiasmo in purezza. I racconti dei grandi del passato non facevano che aumentare il senso di rimpianto per un passato impossibile, per un futuro mai all'altezza. Adesso si apre una nuova possibilità, e nuovi racconti potranno dipanarsi.
Per questo, comunque andrà, i due commenti che ho sui polpastrelli non hanno niente a che fare col mio essere giornalista. L'appassionato dice solo "che bello". E il non ancora trentenne che non ha vissuto il dominio Lancia degli anni Settanta, Ottanta e Novanta può solo dire "grazie", comunque vada. Perchè già solo vivere questo nuovo entusiasmo era qualcosa che tre anni fa pareva follia, perchè nessuno ci credeva quando Autosprint e Daniele Sgorbini lanciarono la bomba un anno e mezzo fa.
Ora non solo ci si crede tutti, ma lo vediamo tutti coi nostri occhi. Ecco, grazie. State facendo una roba incredibile, qualcosa che già ora è nella storia della disciplina. E noi finalmente ne siamo testimoni.

La Lancia Rally2 chiude un cerchio di rimpianti
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