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Scritto da 

Niccolò Budoia

12 giugno 2025

ERC

Il pordenonese, 21 anni appena, è morto ieri mattina in seguito a un incidente durante i test del Rally Poland.

Ci sono giornate che uno vorrebbe poter cancellare per sempre, in cui tutto quello che è successo non conta, non esiste, non è mai esistito e, soprattutto, non esisterà mai. Purtroppo questi sono i desideri, e la realtà è drammatica: Matteo Doretto non correrà più tra noi. È morto ieri mattina, a 21 anni.


Matteo, campione italiano junior in carica, aveva un sogno, un grande sogno. Correre in macchina, al più alto livello possibile, il più velocemente possibile. Aveva fatto e stava facendo sacrifici insieme alla sua famiglia per presentarsi al via di questo Europeo. Quella per i rally era un'ossessione appassionata, doveva cercare di essere il più veloce e a questo totem era pronto a sacrificare moltissimo. Il podio colto in Ungheria a metà maggio era la prima promessa: certo, il distacco dai primi era importante, ma ce l'aveva fatta. Aveva dimostrato di essere un pilota intelligente, prerequisito fondamentale.


In Polonia avrebbe voluto fare vedere ancora, agli altri ma prima di tutto a sè stesso, che quell'exploit non era un caso, che aveva i numeri per stare fra i grandi. Che aveva i numeri per realizzare il suo sogno.


La sua passione per i rally era grande, totale. Nata guardando correre papà Michele e mamma Barbara, che spesso lo seguivano in gara e che adesso stanno ricevendo l'abbraccio disperato di tutto il mondo del rally italiano ed europeo. Cresciuta col crescere dell'età, fino alla prima stagione nell'Italiano che due anni fa lo aveva deluso con un settimo posto nello Junior tanto da fargli balenare l'idea di mollare, che i rally non fossero per lui.


Idea sbagliata, perchè il rally gli era dentro fin nel midollo. Tutto gli parlava di velocità, tempi, modi per superare i propri limiti. E infatti il richiamo era stato troppo forte, e alcune insistenze di quelle giuste avevano riacceso l'impianto: Matteo l'anno scorso aveva continuato a crescere tanto come aveva dimostrato sulla fine del 2023, fino a riuscire a coronare il suo primo sogno, l'Italiano Junior, sbloccandosi le porte europee.


Adesso quel sogno è spento, e nessuna telefonata, niente potrà riaccenderlo. Nessuno sa cosa possa aiutare a lenire un dolore così grande, che ci riguarda tutti.


Munaretto, il team che seguiva la sua Peugeot sui campi di gara, ha dovuto comunicare alla famiglia cos'era successo e insieme le ha detto di non voler correre il Rally Poland, che si disputerà nonostante questa tragedia immensa. I Doretto hanno detto di no, che corressero anche loro, che lo facessero per Matteo.


Il rischio è una parte ineliminabile di questo sport, e senza di quello forse il motorsport non esisterebbe. Ma nessun pilota, navigatore, preparatore, giornalista, fotografo, spettatore, quando si trova in gara, pensa a cosa significhi davvero questa parola, "rischio". Altrimenti non correrebbe o almeno alzerebbe il piede, non manderebbe le macchine in prova, non aspetterebbe i tempi in sala stampa, non andrebbe sulle speciali. Ci sono queste tragedie che ci ricordano la faccia cattiva, crudele di questa disciplina. Matteo il piede non lo alzava, anzi cercava costantemente di capire come fare per tenerlo giù un po' più a lungo.


È tremendo da dire, ma andremo avanti anche stavolta, com'è stato con Craig e con tutti i nostri che sono andati avanti. Andremo avanti pur con tutta questa disperazione addosso, con questo senso di impotenza e ingiustizia nel cuore: le auto si accenderanno ancora, andremo a vederle, le racconteremo. Perché questo sport è una tenaglia dolce, che stritola ma ti illude di essere lì solo per farsi ammirare.


Ma andremo avanti con un vuoto in più, che affiorerà spesso, spessissimo. Dovremo riempirlo noi questo vuoto, con significati nostri e veri. Dovremo correre e vivere le corse perchè il sogno di Matteo abbia un senso nuovo, perchè riviva in quello degli altri come lui. Non sarà facile, ma dobbiamo provarci per rispetto di un ragazzo di 21 anni, uno di noi.


Ciao Matteo, ti abbiamo voluto bene.

Ciao, Matteo

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