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Scritto da 

Niccolò Budoia

11 novembre 2025

EDITORIALI

Due campioni del mondo si ritirano a fine stagione: il dominio di un Costruttore, i pochi retroscena, una scena asfittica. E un 2027 che ancora non si vede all'orizzonte.

Non bastava Kalle Rovanpera. Anche Ott Tanak ha annunciato che a fine anno si fermerà, facendoci mancare di colpo due campioni del mondo dagli elenchi iscritti delle 14 gare più importanti del mondo. È il sintomo estremo della crisi senza fine del WRC, che non accenna ad arrestarsi.


La decisione dell'estone è di quelle davvero incredibili, non per le motivazioni ma per il momento. Se il ritiro di Rovanpera era nell'aria, da settimane ci si chiedeva dove si sarebbe accasato Tanak. Quindi non se avrebbe corso, ma con chi. Alla fine ha deciso di "dedicare più tempo alla famiglia" e di correre per "strade meno veloci nella vita", almeno per il momento e forse in attesa di capire che diavolo vogliono combinare in Hyundai: solo endurance o ancora corse su strada?


Ma qui iniziamo a entrare anche nel perchè due campioni del mondo se ne vanno. Certo, ci sono esperienze e vissuti diversi: sappiamo da anni quanto la famiglia sia importante per Tanak, e non si può obbligare un ragazzo nato sulle macchine da corsa a correre in un campionato che ha già vinto due volte. Ma c'è qualcosa di strano se due campioni del mondo a un certo punto se ne vanno, e non perchè abbiano iniziato ad andare piano.


Si innesta qui, a parer mio, la crisi profonda del Mondiale. Piloti tirati come elastici, che per quattro giorni si svegliano alle 5 del mattino e vanno a dormire alle 23, che continuano a guardare video su video ogni momento disponibile, che vengono pagati sempre meno a fronte di un movimento che non è più capace di raccontarsi e farsi conoscere. E poi, corrono su vetture che solo loro possono guidare e che non si trovano nelle gare nazionali, ma con un dislivello tecnico impressionante fra l'una e l'altra: Ford ha ottenuto come massimo risultato due quinti posti quest'anno con Grégoire Munster, Hyundai ha vinto una gara sola in Grecia con Ott Tanak. Toyota ha vinto il Costruttori con due gare d'anticipo, nonostante ci fossero in palio 60 punti in ogni gara per ogni team: prima dell'Arabia Saudita, il distacco è di 238 punti.


Questo non favorisce certo le decisioni di un pilota che si rende conto di non poter vincere il Mondiale e di non potersi accasare in un team che dà ottimo asilo a Sébastien Ogier, Elfyn Evans, Takamoto Katsuta, Sami Pajari e dall'anno prossimo Oliver Solberg, il cui ritorno da pilota ufficiale è forse l'unica buona notizia per il WRC in chiave 2026.


Ma anche lì, il 2027. Che si vuole fare? L'idea di massima c'è e l'abbiamo capita: telaio tubolare, componentistica delle Rally2, classe uguale per queste e per le nuove WRC27. Ma oltre a questo si sa poco, perchè il regolamento ancora non è stato approvato in ogni sua parte dal World Motor Sport Council dell FIA. Insomma, le WRC27 non esistono, quindi non si sa chi correrà nella categoria: "Si tratta della stessa categoria, di un tipo diverso di classificazione? Come possiamo livellare le prestazioni tra la nuova auto da rally e la Rally2? Tutte queste domande sono estremamente aperte in questo momento, ma una volta che avremo chiarezza potremo consolidare i nostri piani, possibilmente con un'ulteriore evoluzione e sviluppo della nostra vettura Rally2 per assicurarci che possa essere competitiva con questo regolamento", si è chiesto di recente Cyril Abiteboul, team principal di Hyundai dopo averlo fatto in Renault per la Formula 1.


Da quel che si capisce, le vetture saranno più lente di queste Rally1 e quindi costeranno meno. Bene, potremo avere più piloti interessati ed elenchi iscritti meno striminziti di quelli attuali. Ma male, molto male: le auto saranno probabilmente meno spettacolari proprio perchè andranno più piano. E per carità, non andranno "piano", ma si tratta di capire: quanto saranno spettacolari per chi le guarderà dalla televisione, ovvero dal 99% di chi guarderà le gare? Le WRC del 2016 non erano malaccio, ma saremmo mai tornati indietro dal punto di vista dello spettacolo puro quando sono uscite le Plus?


E poi, cosa facciamo per quell'1% che andrà a vedere le corse? Quando arriveranno i servizi aggiuntivi per il pubblico in prova e nei parchi assistenza, almeno quelli che non diventeranno off limits come sempre più spesso accade? E ci saranno dei momenti in cui il pubblico potrà davvero entrare in contatto con i piloti? Si torna al punto di partenza: ai piloti verrà concesso del tempo per godersi la gara, al netto delle incombenze che non si possono eliminare? Il paragone, ardito ma non troppo, è con i piloti giustamente strapagati della Formula 1: corrono 2 ore al giorno, sono in paddock 10 ore al giorno, devono sorbirsi uno snervante lavoro con i media che però ripaga alla grande loro, i team e Liberty Media, non pensano a ritirarsi ma a battere il record di Mondiali di Lewis Hamilton.


Serve una rivoluzione in un mondo iper conservatore com'è il motorsport, e in un ambiente ancora più conservatore come sono i rally. Gare lunghe uguali o appena più corte in un giorno in meno, in modo da liberare tempi e spazi per far fare loro altro: un giro in più sulle prove, qualche autografo in più, qualcosa che il nuovo Promoter si potrà inventare per far arrivare ossigeno al movimento. L'anno prossimo ci saranno due o al massimo tre campioni del mondo negli elenchi iscritti iridati. Sommeranno dieci Mondiali. È un problema.

Rovanpera, Tanak e la crisi senza fine del WRC

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